L'approccio junghiano

Un percorso di conoscenza di sé richiede costanza settimanale, responsabilità, impegno e propensione all’analisi delle dinamiche psicologiche e comportamentali che ogni giorno mettiamo in scena sul palcoscenico della vita. Ad una fase biografica in cui si approfondisce la propria storia personale e a cui segue l’assunzione di nuove consapevolezze circa se stessi e le relazioni, subentra dunque la volontà imprescindibile di attuare nuovi comportamenti e compiere il cambiamento.

Teoria e prassi si avvicendano accompagnate dall’aiuto del terapeuta e dallo strumento analitico principale: l’interpretazione dei sogni, introdotta da Sigmund Freud nella sua pratica clinica e successivamente ampliata da Carl Gustav Jung ed Erich Neumann.

“Un sogno è una porta nascosta nel santuario più profondo e più intimo dell’anima.” Carl Gustav Jung

Curiosità e determinazione rappresentano i presupposti base per affrontare un percorso psicoterapeutico junghiano, in grado di unire all’ascolto empatico e alla condivisione anche l’esplorazione attiva della personalità alla ricerca del proprio vero Sé, filtrato dai condizionamenti dei modelli familiari e sociali, al fine di rintracciare il nucleo autentico della propria unicità, un tesoro inestimabile da scoprire e donare alla collettività. Se per Freud e la psicoanalisi classica l’essere umano era il prodotto dei suoi intrecci familiari, per Jung ciascuno di noi è chiamato alla responsabilità di cogliere il proprio bagaglio innato, un DNA psichico nato con noi, l’unico in grado di fornire benessere e salute psicofisica.

La stanza d’analisi e il mondo esterno

Il lavoro che viene svolto sulla poltrona della stanza d’analisi, in un rapporto vis a vis, non può prescindere dal rapporto con l’esterno, la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, la coppia, ogni nuova consapevolezza si associa alla capacità della persona di porsi in discussione e modificare, varcata la porta dello spazio privato, il proprio stile di pensiero e di azione.

Un percorso di conoscenza di sé richiede costanza settimanale, responsabilità, impegno e propensione all’analisi delle dinamiche psicologiche e comportamentali che ogni giorno mettiamo in scena sul palcoscenico della vita. Ad una fase biografica in cui si approfondisce la propria storia personale e a cui segue l’assunzione di nuove consapevolezze circa se stessi e le relazioni, subentra dunque la volontà imprescindibile di attuare nuovi comportamenti e compiere il cambiamento.

Teoria e prassi si avvicendano accompagnate dall’aiuto del terapeuta e dallo strumento analitico principale: l’interpretazione dei sogni, introdotta da Sigmund Freud nella sua pratica clinica e successivamente ampliata da Carl Gustav Jung ed Erich Neumann.

“Un sogno è una porta nascosta nel santuario più profondo e più intimo dell’anima.” Carl Gustav Jung

Curiosità e determinazione rappresentano i presupposti base per affrontare un percorso psicoterapeutico junghiano, in grado di unire all’ascolto empatico e alla condivisione anche l’esplorazione attiva della personalità alla ricerca del proprio vero Sé, filtrato dai condizionamenti dei modelli familiari e sociali, al fine di rintracciare il nucleo autentico della propria unicità, un tesoro inestimabile da scoprire e donare alla collettività. Se per Freud e la psicoanalisi classica l’essere umano era il prodotto dei suoi intrecci familiari, per Jung ciascuno di noi è chiamato alla responsabilità di cogliere il proprio bagaglio innato, un DNA psichico nato con noi, l’unico in grado di fornire benessere e salute psicofisica.

La stanza d’analisi e il mondo esterno

Il lavoro che viene svolto sulla poltrona della stanza d’analisi, in un rapporto vis a vis, non può prescindere dal rapporto con l’esterno, la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, la coppia, ogni nuova consapevolezza si associa alla capacità della persona di porsi in discussione e modificare, varcata la porta dello spazio privato, il proprio stile di pensiero e di azione.

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